Loading...

Letteratura e altre scienze

Incroci e sovrapposizioni

by Lorenzo Battistini (Volume editor) Maria Di Maro (Volume editor) Lucia Faienza (Volume editor) Lorenzo Marchese (Volume editor)
©2023 Edited Collection 320 Pages
Series: Raccordi, Volume 2

Summary

Il volume indaga l’intersezione e la commistione di codici tra cultura umanistica e
medico-scientifica, dimostrando quanto il quadro generale del rapporto fra la ‘scienza’
letteraria e quelle mediche e naturali (fisica, chimica, biologia) sia ricco, complesso, storicamente
sedimentato, in un percorso diacronico dall’antichità al XXI secolo. Ponendo al
centro della riflessione il testo letterario, le pagine di questo libro osservano le contaminazioni
linguistiche, strutturali e tematiche tra le due culture. Le scienze sono analizzate
secondo tre prospettive: come strumento, riflettendo intorno alle modalità attraverso cui
le rivoluzioni mediche, scientifiche e tecnologiche hanno influenzato la costruzione retorica
e linguistica dei testi; come oggetto del discorso, per interrogare le combinazioni tra
gli strumenti retorici e affabulatori delle tecniche di storytelling e l’(apparente) asetticità
del discorso scientifico; e, infine, come pratica ermeneutica, indagando l’utilizzo delle
scienze come strumento per l’analisi e la critica letteraria.

Table Of Contents

  • Copertina
  • Titolo
  • Copyright
  • Sull’autore/Sul curatore
  • Sul libro
  • Questa edizione in formato eBook può essere citata
  • Indice
  • Introduzione
  • Alla ricerca del metodo. Grammatica e retorica come modelli di scienza in Galeno
  • Πάθος e νόσος. Note sulla malattia dell’anima tra testi letterari e letteratura scientifica
  • Le Disciplinae di Varrone e l’evoluzione della medicina a Roma
  • Una matematica senza simboli. Fenomenologia del discorso matematico nei libri d’abaco italiani
  • Lettura e memoria. Una prospettiva neuroscientifica sul caso di Petrarca
  • «Fulminis ingens et mira potentia». Poesia e meteorologia nel Meteororum liber di Giovanni Pontano
  • I cantieri leonardiani del Museo Galileo di Firenze
  • Scienza e magismo nel Barocco meridionale. La poesia dei disastri e le eclissi
  • Immagini mediche ne Le maraviglie poetiche di Federigo Meninni
  • Per un astronomo sublime. L’Idillio sul tempio di Urania di J. B. Hebenstreit e Kepler
  • Scienze dell’uomo e romanzo. Prospettive di studio nella storia letteraria del “tournant des Lumières” francese
  • Critica e riabilitazione delle scienze nel Faust di Goethe
  • Leopardi e il mondo animale
  • La scienza nella storiografia letteraria scolastica italiana (1861–1945)
  • Epistemologia del concetto di Umwelt. Per uno studio antropologico-filosofico del rapporto fra Ottocento e Modernismo
  • «La parte creativa del dato oggettivo». Gottfried Benn, le scienze naturali, la poesia
  • Cibernetica e vergogna. Calvino e il disagio della creazione
  • Questione di embodiment. Esplorazioni immaginative del rapporto mente-corpo nella fantascienza di Primo Levi
  • Divenire maschio. Percorsi eccentrici di transizione FtM in Frankissstein di Jeannette Winterson
  • Letteratura e cambiamento climatico. Gli immaginari dell’Antropocene
  • Genetica e letteratura. Forme e varianti nel romanzo contemporaneo
  • Postfazione. Il giornalismo scientifico tra fondamentali del mestiere e responsabilità

Introduzione

Nel pensiero della modernità il rapporto tra letteratura e scienze è stato spesso percepito, sia dagli specialisti sia dalle persone comuni, come conflittuale. Nel secondo Novecento la constatazione di una reciproca indifferenza, se non di vera e propria ostilità, è alla base della celebre distinzione del 1959 di Charles Percy Snow fra le «due culture»1, che nei decenni successivi è stata discussa più volte in ambiti distinti (ricerca scientifica, filosofia della scienza, critica letteraria) e confutata nella pratica. La comunità intellettuale ha infatti cominciato ad intendere questo rapporto non più in termini di differenza e conflitto ma di scambio e condivisione, riconoscendo, come del resto si è già fatto fino alle soglie del secolo XVII (con pensatori per altri versi decisamente moderni come Giordano Bruno), un’unità di fondo tra le due sfere della conoscenza umanistica e scientifica2. È un rapporto bidirezionale, in cui i diversi saperi si arricchiscono a vicenda e sono profondamente collegati, secondo una episteme coerente che li orienta e struttura3. D’altra parte, il connubio fra letteratura e scienza segna diverse tappe della storia letteraria: si pensi, per restare dentro i confini nazionali, alle dissertazioni scientifiche presenti nella Commedia dantesca, alle riflessioni attraverso i secoli sulla natura delle epidemie (Tucidide, Lucrezio, e poi nella letteratura italiana moderna Niccolò Machiavelli, Alessandro Manzoni), alle rime di Galileo Galilei, agli scritti di scienziati o medici scrittori (come Francesco Redi, Camillo Brunori, Carlo Dossi), alle rappresentazioni della malattia o alle disseminazioni delle nuove acquisizioni scientifiche nei testi letterari fino al Novecento (come la ‘corsa allo spazio’ durante la Guerra Fredda)4.

Tuttavia, i rapporti tra questi due sistemi di saperi non si riducono certo alla sola sfera tematica: la letteratura ha accolto a più riprese stili e modelli epistemologici delle scienze per esprimere una visione del mondo, o per trovare nuove strade ermeneutiche. Ne sono esempi la produzione letteraria dei secoli XVII-XVIII, in cui i rivoluzionari procedimenti anatomici (per es. quello di Vesalio) venivano ‘applicati’ all’impianto retorico e immaginifico dei testi; le modalità attraverso cui, nell’Ottocento, il realismo e il naturalismo hanno tratto ispirazione dalla biologia evoluzionistica per illustrare le teorie sociali dei romanzi; i disparati modi in cui le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche nella Seconda rivoluzione industriale (1856–1878) hanno influenzato la rappresentazione della realtà narrativa di quella forma che, nel primo Novecento, è stata codificata come ‘fantascienza’; o l’utilizzo, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, dei paradigmi conoscitivi delle scienze per lo sviluppo di orientamenti critici nuovi utili all’interpretazione dei testi (strutturalismo, linguistica, neuronarratologia).

Anche le scienze pure e applicate, d’altronde, si sono talvolta appropriate delle tecniche e dei procedimenti propri del fare letterario. Lo dimostrano i nuovi statuti teorici delle medical humanities, le quali si interrogano sul contributo fornito dalla letteratura al sapere e alla pratica medica; l’uso di tropi e di immagini propri della retorica letteraria con funzione euristica sia a scopo divulgativo sia per superare le carenze linguistiche nella fase della scoperta e consentire una loro rapida metabolizzazione da parte della comunità scientifica. Pensiamo, per limitarci agli esempi più significativi, alle anatomie fisiche di James Maxwell per spiegare agli specialisti del settore i nuovi assunti dell’elettrodinamica; alla biblioteca autoreplicante per il genoma batterico nei recenti studi di microbiologia molecolare; all’uso di rappresentazione di modelli fondati sui procedimenti della metafora concettuale in chimica o in biologia per illustrare agli specialisti dei fenomeni che non possono essere visualizzati direttamente.

Da queste premesse, l’obiettivo della raccolta è indagare con uno sguardo diacronico l’intersezione e la commistione di codici tra cultura umanistica e medico-scientifica, offrendo alla comunità degli interessati nozioni teoriche e strumenti critici per capire quanto in realtà il quadro generale del rapporto fra la ‘scienza’ letteraria e quelle mediche e naturali (fisica, chimica, biologia) sia ricco, complesso, storicamente sedimentato. Si tratta di una dinamica esplorativa che permette di tratteggiare meglio la conoscenza di un’epoca e mostrare quanto le opere letterarie siano depositarie di un immaginario che appartiene ad altri sistemi che la letteratura rielabora, ridistribuisce, diffonde. Il focus rimane dunque, sempre e comunque, sul testo letterario: partendo da procedimenti complementari come close reading e intertestualità, le ‘altre scienze’ saranno l’oggetto del discorso letterario e insieme le fondamenta per la costruzione dell’impianto teorico e retorico.

Tre sono le direzioni attraverso le quali è stata condotta l’osservazione interdisciplinare di sovrapposizioni linguistiche, strutturali e tematiche. In primo luogo, scienza intesa come strumento. Lo scopo è ripercorrere momenti di storia letteraria per riflettere sulle modalità con cui le rivoluzioni mediche, scientifiche e tecnologiche5 hanno influenzato la costruzione retorica e linguistica dei testi; una prassi che consente anche di illustrare le molteplici implicazioni contestuali sulla storia delle idee e della cultura. Basti guardare ad autori come Giovan Battista Marino, che ha rimodellato l’impianto stilistico dell’ottava per accogliere nell’Adone le spinte rivoluzionarie della scienza astronomica, della biologia e dell’anatomia coeve; alle odi settecentesche che, come in Giuseppe Parini, orientano la struttura retorica verso le nuove acquisizioni della scienza medica (si pensi alle campagne pro-vaccino o ai dibattiti sull’aborto, che sono ancora lontane, oggi, dal passaggio dalla cronaca alla storia); o all’applicazione delle teorie darwiniane nella costruzione dei personaggi nella narrativa di fine Ottocento, che unisce autori altrimenti distantissimi come Gabriele d’Annunzio e Giovanni Verga. Nel secolo appena trascorso, poi, autori come Carlo Emilio Gadda (che sembra riformulare in alcuni scritti il principio di indeterminazione di Heisenberg, 1927) e Primo Levi (che rielabora nella seconda fase della sua poesia e poi nella prosa concentrazionaria fino a I sommersi e i salvati la ‘scoperta’ dei buchi neri, divulgata da Scientific American nel 1975) hanno dato prove narrative, poetiche e saggistiche imprescindibili proprio a partire dalle acquisizioni della ricerca fisica, matematica, biologica6.

In secondo luogo, scienza come oggetto del discorso. Questo approccio punta a riscoprire la scienza narrata che ha da sempre un ruolo centrale nella tradizione letteraria europea (da Galilei a Cartesio e Vico, senza contare gli sconfinamenti di campo di autori ritenuti generalmente umanistici come Giacomo Leopardi nelle Operette morali), interrogandosi sulla combinazione tra gli strumenti retorici e affabulatori delle tecniche di storytelling e l’impersonalità del discorso scientifico. La divulgazione scientifica annovera applicazioni letterarie, benché sia sempre più diffusa, oggi, come strumento espressivo transmediale degli specialisti per un pubblico ampio (lo si evince dalla crescente richiesta di libri divulgativi, interviste e podcast su argomenti come la matematica, la fisica, la cosmologia o, per restare all’attualità più urgente, la virologia e l’epidemiologia nella divulgazione sul Covid-19). Ha inoltre aperto il campo, nella tarda modernità, a un uso sincretico delle discipline. Un duplice esempio è dato dal romanzo-saggio7 e dalla fantascienza8, sviluppatisi entrambi verso la fine dell’Ottocento: apparentemente lontanissimi fra loro per molteplici aspetti (saggistico, digressivo, ipercolto, lento il primo; anti-saggistica, profondamente divulgativa, lineare, legata a logiche e codici della letteratura di genere, la seconda) sin dalla loro genesi mostrano la tensione sincretica fra discipline scientifiche e letterarie, nonché la volontà di veicolare l’articolazione di concetti filosofici attraverso un sistema narrativo e uno sviluppo drammatico. Una comunanza del genere è sfociata nel secondo Novecento in forme che ibridano congetture fantastiche e speculazioni filosofiche: da un lato, vi è il ricorso sistematico della filosofia all’immaginario fantascientifico per formulare ipotesi epistemologiche9 (si pensi a Putnam e il «cervello in una vasca»10) e politiche11, dall’altro i romanzi-saggio contemporanei progressivamente sconfinano nei territori della fantascienza, costruendo distopie o riflettendo su questioni centrali per la nostra epoca come la clonazione umana, il rapporto fra uomo e Rete e la fine dell’Antropocene12.

Terza e ultima direzione, scienza come pratica ermeneutica. L’obiettivo è di indagare l’utilizzo delle scienze come strumento per l’analisi e la critica letteraria e riflettere sulle evoluzioni metodologiche delle discipline umanistiche. Ad esempio, l’applicazione delle scoperte della neuroscienza ha aperto nuove possibilità alla critica stilistica, permettendo di dare letture eclettiche e anti-storicistiche dei testi letterari13 e ha suggerito di ridefinire la categoria di storytelling secondo criteri più oggettivi, non più fondati sull’intuito del critico e su un patrimonio di saperi umanistici14; l’apertura verso la biologia ha permesso di studiare la letteratura nel contesto della teoria dell’evoluzione e delle scienze cognitive creando una «teoria biopoetica»15; altrove, la riflessione sui mutamenti in corso16 ha spinto la letteratura contemporanea allo studio complessivo delle relazioni fra l’uomo e l’ecosistema, accogliendo l’ecologia fra le proprie scienze di riferimento17. Questo tipo di indagine, tuttavia, può essere condotta anche seguendo una prospettiva inversa: anche la ‘scienza’ letteraria è diventata stabilmente una pratica ermeneutica per le altre scienze. Si pensi agli studi di Medical humanities e medicina narrativa18, che si fondano sull’applicazione di strumenti dell’analisi testuale e della narratologia alla stesura dei referti medici e al dialogo fra medico e paziente; alla medicina post-narratologica19 o ai trauma studies20.

Alla luce delle coordinate teoriche appena delineate, questa miscellanea propone una riflessione attorno alle modalità attraverso le quali il reciproco e fecondo scambio tra letteratura e saperi scientifici si declina lungo i secoli. Se da una parte il testo letterario, offrendosi come insostituibile mezzo di trasmissione e divulgazione, funge da ‘cassa di risonanza’ per disparati ambienti di ricerca, dall’altra scoperte e novità rilevanti legate al mondo delle scienze naturali, della fisica e della chimica hanno la capacità di incidere profondamente sulla sensibilità e sulla poetica di scrittori e letterati. I saggi qui raccolti, nella loro pluralità, hanno così la funzione di rappresentare delle porte di accesso non solo per singoli autori o opere ma anche per differenti contesti culturali all’interno dei quali il rapporto tra i due saperi si contamina e, trovando di epoca in epoca nuova linfa, si rigenera.

La prima parte del volume contiene al suo interno saggi che vanno dalla letteratura greco-latina all’Umanesimo più tardo e maturo, caratterizzato dalla rilettura e da un sostanziale ripensamento dei testi della tradizione classica. In particolare, i primi tre contributi si concentrano sugli albori del connubio tra retorica e medicina in epoca classica ed ellenistica: nel suo saggio, Sara Elleboro ripercorre l’uso e il rapporto che lega i concetti di pathos e nosos in alcuni testi greci risalenti alla fine dell’età arcaica e l’inizio dell’età classica; Martina Farese riflette sull’importanza dei Disciplinarum libri di Marco Terenzio Varrone nel processo di evoluzione della medicina romana, da semplice res a vera e propria ars; Lorenzo Ronchini, a sua volta, ripercorre le modalità con cui Galeno ricorre agli esempi platonici di grammatica e retorica nell’elaborazione del proprio ideale di scienza medica, legittimando così il suo valore epistemologico.

A distanza di secoli, gli umanisti seppero far tesoro dell’enorme patrimonio offerto loro da questi e da altri testi e vi impostarono il proprio rivoluzionario programma culturale. Ad esempio, l’opera di Petrarca, capostipite di questa nuova sensibilità, è caratterizzata da una sovrapposizione tra realtà empirica e finzionale. Attraverso i suoi scritti l’Aretino costruisce infatti un io ideale destinato a sopravvivere all’oblio del tempo e che allo stesso tempo — questa la tesi di Matteo Petriccione, il quale utilizza nozioni proprie delle neuroscienze per sostenerla — agisce sul sistema morale dell’individuo. Anche nei secoli successivi è tuttavia possibile riscontrare elementi di continuità con la poesia didascalica latina, perfino in edizioni di opere che minano fortemente il sistema astronomico tolemaico. È il caso dell’Idillio di Johann Baptist Hebenstreit, come osserva Matteo Rossetti nel suo saggio, testo che apre l’edizione delle Tabulae Rudolphinae di Keplero. Nel componimento riecheggiano infatti topiche risalenti alla tradizione classica, in particolare Virgilio, Ovidio e Lucrezio, sia sul piano dei contenuti, come ad esempio la figura dello scienziato-eroe, sia su quello testuale.

Di diverso stampo metodologico sono invece i saggi di Chiara Fragomeli e Lorenzo Battistini. La prima autrice si interroga sulle strategie retoriche nell’esposizione di regole e problemi messe in atto dai compilatori dei libri d’abaco, un filone testuale a basso livello di letterarietà ma allo stesso tempo diffusissimo tra gli artigiani e i mercanti già a partire dal XIII secolo; Battistini riassume nel suo articolo le principali iniziative leonardiane del Museo Galileo di Firenze degli ultimi due decenni, fino ai più recenti cantieri sorti in concomitanza con le celebrazioni nell’anno del cinquecentenario della morte del pittore-ingegnere di Vinci.

All’Umanesimo e al Barocco meridionale sono dedicati ben tre contributi, capaci di riflettere in parte la varietà stilistica e l’erudizione raggiunte nella Napoli aragonese, prima, e nella capitale del Viceregno, poi, lungo l’arco di due secoli, dalla metà del Quattrocento ai primi anni del Settecento. In questa sezione, che chiude la prima parte del volume, Alberto Maria Amoruso si sofferma sulla descrizione dei fulmini e dei tuoni nel Meteororum Liber di Giovanni Pontano, poemetto tardo composto nel 1502, mostrando come l’autore intendesse, sulla scorta delle finalità classiche del docere e del delectare, unire trattazione scientifica e ornamento poetico; Antonio Perrone analizza alcune liriche risalenti alla seconda metà del Seicento napoletano tutte a tematica astronomica (l’analisi delle eclissi solari) volte a a delineare il rapporto tra scienza e credenze popolari; Maria Di Maro propone una disamina del canzoniere Le maraviglie poetiche (1705) di Federigo Meninni, «dottore fisico» e poeta marinista, seguendo il percorso tracciato dalle liriche ‘mediche’ ivi raccolte nel segno dell’«arguzia» e dei nuovi concetti.

Col tournant de lumières e col conseguente cambiamento di statuto della scienza e dei suoi rapporti con la società e la letteratura si apre la seconda parte della miscellanea. A partire dalla seconda metà del XVIII secolo le composite biblioteche di una nuova generazione di letterati riflettono l’immagine di un dialogo dai connotati inediti21, a testimonianza di un contesto culturale rigenerato e di un rinnovato interesse nei confronti della ricerca scientifica. In tal senso i primi tre contributi, pur focalizzandosi su aspetti diversi del fenomeno, convergono nell’individuare gli elementi di novità di questo dialogo e nel riconoscere l’ansia riformatrice che una nuova figura di intellettuale proietta sul sistema di saperi e sulla cultura del passato. Nel suo articolo David Matteini si sofferma sul contributo fondamentale offerto dalle nuove scienze dell’uomo nel ridefinire temi, forme e lessico della letteratura tra Sette e Ottocento, interrogandosi in particolare sulle origini del genere romanzesco; Francesco Marola analizza la progressiva mutazione nella rappresentazione delle scienze nel corso delle differenti redazioni del Faust di Goethe, scrittore-scienziato i cui interessi scientifici si ripercuotono in modo autobiografico nell’opera; con un approccio simile Maria Silvia Marini si sofferma sulla conoscenza e sulla descrizione del mondo animale nei testi di Leopardi, il quale, assimilando i termini del dibattito dell’epoca tra innatisti e empiristi, avanza riflessioni sul problema dell’anima.

Lungo l’arco del XIX secolo il dibattito scientifico trova dunque una sua piena collocazione all’interno della produzione letteraria dell’epoca. Alle scienze viene riconosciuto un ruolo centrale nel progresso culturale e sociale dei singoli Stati nazionali e ciò avviene non solo nella cerchia di un’élite di eruditi bensì come vero e proprio fenomeno di massa, sottolineato da Simone Marsi nel suo saggio, interamente consacrato alla graduale canonizzazione di testi scientifici all’interno della storiografia letteraria e dei manuali scolastici tra Otto e Novecento.

Giunti finalmente alle soglie del XX secolo, il connubio tra letteratura e scienza assume modalità via via sempre più complesse. Se da una parte Luca Marangolo e Paola di Gennaro analizzano casi di ibridazione della forma romanzo con tratti tipici della prosa scientifica — il primo riflettendo sulla nozione di Umwelt e sulla sua rappresentazione nel romanzo modernista, la seconda mostrando i collegamenti tra il topos letterario della scienza genetica nel genere fantascientifico contemporaneo coi più recenti studi sulla struttura del DNA —, Luca Zenobi e Marzia Beltrami si soffermano sullo stretto rapporto tra mente e corpo nella vasta produzione di due scrittori-scienziati, Gottfried Benn e Primo Levi. Nell’ultima parte del volume, infine, si leggono tre contributi riguardanti il ruolo della letteratura nell’etica contemporanea e nei dibattiti sulle improrogabili sfide dell’umanità negli anni a venire: Roberto Gerace individua nell’opera di Calvino un senso di fascinazione ma allo stesso tempo di profondo disagio nei confronti della cibernetica e della capacità dell’uomo di costruire macchine sempre più sofisticate; Serena Guarracino riflette su alcune cogenti questioni legate alla transizione sessuale e all’identità di genere a partire dal romanzo di Jeanette Winterson Frankissstein. A love story, edito nel 2019; Lucia Della Fontana si propone di esplorare gli immaginari letterari sviluppatisi con la proliferazione del genere distopico e in concomitanza con l’affermarsi delle teorie scientifiche del cambiamento climatico globale e dell’Antropocene. Infine, chiude il volume una riflessione di Anna Rita Longo sulle peculiarità del giornalismo scientifico.

Attraverso gli interventi del volume abbiamo tentato di tracciare le tappe di un rapporto dinamico, talvolta agonistico altre complementare, tra sapere umanistico e riflessione scientifica. Se l’impostazione duale del pensiero di ascendenza aristotelica è la prima pietra su cui l’Occidente ha edificato la propria storia e la propria identità, questi interventi mostrano che l’atteggiamento interrogativo condiviso dalla scienza e dalla letteratura muove progressivamente verso il superamento delle secche di un dualismo più percepito che reale. Ciò che emerge in controluce passando dall’età antica a quella moderna e contemporanea è soprattutto l’assottigliamento del divario tra discipline tradizionalmente associate a campi opposti del sapere.

Le sintesi tentate, o solo sognate, che si leggono in filigrana attraverso i contributi del volume scaturiscono spesso dal tentativo onnivoro di comprensione della realtà, di arricchimento trasversale dell’umano in quanto soggetto che con quella realtà deve fare i conti. Se la letteratura può trasmettere un’attitudine e un orizzonte di studio alle altre scienze, crediamo che entrambi emergano in Letteratura e altre scienze dalla possibilità di riconoscere nei linguaggi dell’arte una scienza del “particolare”, capace ancora oggi, nonostante il predominio crescente degli algoritmi e le emergenze globali dell’ambiente, di individuare quelle verità empiriche che, con le parole di John Maxwell Coetzee rilasciate in un’intervista a Piergiorgio Odifreddi al Festival della Letteratura di Mantova del 2004, riguardano il «modo in cui noi, come esseri animati, sperimentiamo il mondo».

Lorenzo Battistini, Maria Di Maro, Lucia Faienza, Lorenzo Marchese

Padova, Napoli, L’Aquila, Palermo – dicembre 2022


1 Charles Percy Snow, The Two Cultures, Cambridge, Cambridge University Press, 2012.

2 Jean Francois Lyotard, La condizione postmoderna, trad. it. di C. Formenti, Milano, Feltrinelli, 2004.

3 Michel Foucault, Le parole e le cose, trad. it. E. Panaitescu, con un saggio critico di G. Canguilhem, Milano, Rizzoli, 1967.

4 Alessandra Grandelis, Il telescopio della letteratura, Milano, Bompiani, 2021.

5 Thomas S. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni, trad. it. di A. Carugo, Torino, Einaudi, 2009.

6 Pierpaolo Antonello, Il ménage a quattro. Scienza, filosofia, tecnica nella letteratura italiana del Novecento, Grassina [Bagno a Ripoli], Le Monnier, 2005.

7 Stefano Ercolino, Il romanzo saggio, trad. it. di L. Marchese, Milano, Bompiani, 2017.

8 R. Luckhurst (a cura di), Science Fiction. A Literary History, London, The British Library, 2017.

9 Thomas Nagel, Che cosa si prova a essere un pipistrello?, trad. it. di T. Falchi, Roma, Castelvecchi, 2013.

Details

Pages
320
Publication Year
2023
ISBN (PDF)
9782875748416
ISBN (ePUB)
9782875748423
ISBN (Softcover)
9782875748409
DOI
10.3726/b20796
Language
Italian
Publication date
2023 (August)
Keywords
Il rapporto tra letteratura e scienza lungo i secoli letterature europee ermeneutica retorica
Published
Bruxelles, Berlin, Bern, New York, Oxford, Warszawa, Wien, 2023. 320 p.

Biographical notes

Lorenzo Battistini (Volume editor) Maria Di Maro (Volume editor) Lucia Faienza (Volume editor) Lorenzo Marchese (Volume editor)

Lorenzo Battistini è titolare di una borsa di studio post-dottorato presso l’Università di Liegi per un progetto di ricerca che prevede la catalogazione e la digitalizzazione degli autografi di Francesco Guicciardini. Collabora inoltre col Museo Galileo di Firenze per il progetto Leonardo//thek@, volto alla realizzazione di archivi digitali e repertori bibliografici relativi ai fogli di Leonardo da Vinci. Maria Di Maro è ricercatrice di Letteratura Italiana presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi dell’Aquila. I suoi interessi di ricerca riguardano la poesia tra XVI e XVII secolo, la scrittura delle donne, la letteratura dialettale napoletana e i rapporti tra letteratura, medicina, arti e altri saperi. Lucia Faienza è docente a contratto in Letteratura italiana contemporanea presso l’Università dell’Aquila. Ha collaborato con diverse riviste scientifiche e si occupa prevalentemente dei rapporti tra romanzo di genere e non-fiction, di letteratura e media, del romanzo di Elsa Morante e del secondo Novecento italiano. Lorenzo Marchese è ricercatore di Letterature comparate presso il Dipartimento di Culture e Società dell’Università di Palermo. Nelle sue ricerche attuali si occupa di letteratura italiana contemporanea, forme di confine fra fiction e non-fiction, ecocritica. Il suo ultimo libro è Storiografie parallele. Cos’è la non-fiction? (Quodlibet, 2019).

Previous

Title: Letteratura e altre scienze